23 gennaio 2024 Musica in Scena

Turandot: storia, personaggi e curiosità

Turandot è un'opera in 3 atti e 5 quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, lasciata incompiuta dal compositore Giacomo Puccini.

Storia

Ambientata a Pechino, dove un editto annuncia che la principessa Turandot, figlia dell’imperatore Altoum, sposerà il primo uomo di sangue reale che riuscirà a risolvere tre indovinelli. Chi sbaglia verrà decapitato. Tutti quelli che ci hanno provato fino a quel momento sono stati uccisi. Tra la folla c’è Calaf, figlio del vecchio re tartaro Timur spodestato dal trono dai regnanti cinesi insieme alla giovane schiava Liù. Calaf vorrebbe incontrare Turandot per maledirla, ma quando la vede rimane incantato dalla sua bellezza. Decide di accettare le sfida degli indovinelli per conquistare il cuore della giovane principessa. Mentre Liù e i ministri dell’imperatore, Ping, Pong e Pang, cercano di dissuaderlo, Calaf corre a suonare il gong che indica che un nuovo sfidante tenterà di risolvere gli enigmi.

Calaf riesce a risolverli, ma la principessa non vuole diventare sua sposa e chiede al padre di impedirlo. L’imperatore non intende rimangiarsi la parola; Calaf propose un patto: se la principessa riuscirà a scoprire il suo nome prima dell’alba sarà libera dal suo impegno e lui verrà condannato a morte. Turandot ordina che nessuno vada a dormire prima di avere scoperto il nome dello straniero. Timur e Liù vengono catturati e la schiava torturata per farsi dire il nome del ragazzo, ma lei non parla. Turandot le chiede cosa le dia la forza di resistere a tanto dolore e Liù spiega che è l’amore a sostenerla; poi, per paura di rivelare il nome di Calaf, la schiava si uccide con un pugnale. Rimasti soli, Turandot e Calaf si confessano il reciproco amore e si baciano. All’alba Calaf rivela il suo nome, affidando così la propria vita alla principessa.

Alla fine i due giovani compaiono davanti all’Imperatore e Turandot dichiara di aver saputo finalmente il nome dello straniero: egli si chiama Amore.

Personaggi

Turandot, principessa (soprano)
Altoum, suo padre, imperatore della Cina (tenore)
Timur, re tartaro spodestato (basso)
Calaf, il Principe Ignoto, suo figlio (tenore)
Liù, giovane schiava, guida di Timur (soprano)
Ping, Gran Cancelliere (baritono)
Pang, Gran Provveditore (tenore)
Pong, Gran Cuciniere (tenore)
Un Mandarino (baritono)
Il Principe di Persia (tenore)
Il Boia (Pu-Tin-Pao) (comparsa)
Guardie imperiali – Servi del boia – Ragazzi – Sacerdoti – Mandarini – Dignitari – Gli otto sapienti –   Ancelle di Turandot – Soldati – Portabandiera – Ombre dei morti – Folla.  

Curiosità

La prima rappresentazione ebbe luogo nell'ambito della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile 1926, con Rosa Raisa, Francesco Dominici, Miguel Fleta, Maria Zamboni, Giacomo Rimini, Giuseppe Nessi e Aristide Baracchi sotto la direzione di Arturo Toscanini, il quale arrestò la rappresentazione a metà del terzo atto, due battute dopo il verso «Dormi, oblia, Liù, poesia!» (alla morte di Liù), ovvero dopo l'ultima pagina completata dall'autore, e, secondo alcune testimonianze, si rivolse al pubblico con queste parole: «Qui termina la rappresentazione, perché a questo punto il Maestro è morto». Le sere seguenti l'opera fu messa in scena con il finale rivisto da Franco Alfano, ma diretta da Ettore Panizza; Toscanini non la diresse mai più.

L'incompiutezza di Turandot è oggetto di discussione tra gli studiosi.

Il nodo cruciale del dramma, che Puccini cercò lungamente di risolvere, è costituito dalla trasformazione della principessa Turandot, algida e sanguinaria, in una donna innamorata: c'è chi sostiene che l'opera rimase incompiuta non a causa dell'inesorabile progredire del male che affliggeva l'autore, bensì per l'incapacità o l'intima impossibilità da parte del Maestro di interpretare quel trionfo d'amore conclusivo, che pure l'aveva inizialmente acceso d'entusiasmo e spinto verso questo soggetto. È certo comunque che Puccini considerasse la scena della morte di Liù come un finale soddisfacente, poiché la giudicava sufficiente a far intuire allo spettatore l'ovvio prosieguo della storia, ovvero il cambio di carattere di Turandot alla luce del sacrificio d'amore della sua ancella; in questo senso, l'opera è considerabile come narrativamente completa benché bruscamente interrotta.  

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